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Parrocchia Mater Dei.
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L'immagine delle nozze è un tema caro alla tradizione cristiana, al punto che la Sacra Scrittura si apre con la creazione dell'uomo e della donna ad immagine e somiglianza di Dio e si chiude con la visione delle “nozze dell'Agnello” (Ap 19,9).

               Nella società in cui viviamo oggi, può risultare obsoleto e assolutamente fuori moda parlare di quello che la legge canonica chiama “consortium totius vitae”, vale a dire “matrimonio”.

               Eppure, nella nostra Costituzione Repubblicana del 1948, i membri della Costituente vollero  sancire in maniera sacrosanta che “la Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio” (art. 29) e nel nostro ordinamento giuspubblicistico la “famiglia” ha un ruolo così determinato da essere considerato un “bene – interesse” meritevole di tutela, non solo sul piano civile, ma anche su quello penale: infatti, “lo Stato, se è consapevole dei suoi fini, non può non proteggere la famiglia, perchè la sanità di questa è condizione essenziale della sanità di tutto l'aggregato sociale. Tutelando gli interessi del nucleo familiare, lo Stato, in fondo, tutela e rafforza sé stesso” (Antolisei, 1986, 381).

               La legislazione canonica, per certi aspetti, tutela lo stesso interesse, ma in maniera totalmente preordinata al bene dei coniugi ed alla procreazione della prole, assegnando al matrimonio celebrato tra un uomo ed una donna battezzati, la dignità di sacramento: leggiamo, infatti, al can. 1055 CJC che  “il patto matrimoniale con cui l'uomo e la donna stabiliscono tra loro la comunione (consortium) di tutta la vita, per sua natura ordinata al bene dei coniugi ed alla procreazione ed educazione della prole, è stato elevato da Cristo Signore alla dignità di sacramento tra i battezzati”.

               Anche il catechismo della Chiesa Cattolica, al punto n. 1617, dice che “tutta la vita cristiana porta il segno dell'amore sponsale di Cristo e della Chiesa. Già il Battesimo, che introduce nel popolo di Dio, è mistero nuziale: è, per così dire, il lavacro delle nozze che precede il banchetto di nozze, l'Eucaristia. Il Matrimonio cristiano diventa a sua volta, segno efficace, sacramento dell'Alleanza di Cristo e della Chiesa. Poiché ne significa e ne comunica la grazia, il Matrimonio fra battezzati è un vero sacramento della Nuova Alleanza”.

               Non è mistero, tuttavia, soprattutto alla luce del mutamento silenzioso ma quasi inesorabile che sta vivendo la nostra società, come la famiglia cristiana sia in “pericolo”: già Don Orione, nel prevedere questo “delirio”, riconosceva la necessità di occuparsi del ruolo sociale della famiglia, poiché, dirà lui stesso, “l'attacco contro questa fortezza sociale che è la famiglia cristiana, custodita e mantenuta dall'indissolubilità del matrimonio, ora latente ancora, vedrete che domani diventerà furioso”.

                Consapevole del valore dell'unione matrimoniale, riserva agli sposi, soprattutto a quelli che lui stesso ha unito in matrimonio, un affetto particolare: “Avendovi io sposati, prego per Voi, perchè sempre viviate in Domino e sempre più santamente, compatendovi e confortandovi a vicenda in grande unione santa di cuori” (scr. 41,85), arrivando ad affermare di avere lo “speciale obbligo di ricordare sempre al Signore” i giovani che lui stesso ha “uniti nel Signore”.

               Don Orione, poi, non dimentica mai di ricordare ad un ragazzo l'importanza della donna che il Signore gli ha messo accanto e, ad uno di essi, in particolare, teneramente ricorda: “io prego anche per te, sai, e assai più che tu pensi, e prego per colei che Dio ti ha dato a sposa e ti raccomando di volerle bene nel Signore, e compatirvi tra di voi, poiché per quanto siate buoni, tutti abbiamo i nostri difetti” (scr. 41,85).

               A chi si accingeva a ricevere il sacramento del Matrimonio ricordava di anteporre sempre “il santo timore di Dio alle ricchezze di questo mondo”, sì da essere davvero contenti e avere la benedizione del Signore.

               Anche per Don Orione, come per ogni cristiano che vede in Maria l'immagine della donna Madre di Gesù e Sposa di Dio, punto centrale del focolare domestico è proprio la donna e, in particolare, alla sposa cristiana, suggerisce questi importanti ingredienti per santificare il matrimonio: “siate caritatevoli con tutti, non solo in famiglia, ma anche con quei di fuori. Da per tutto dove c'è afflizione, porterete consolazione; dove c'è miseria, soccorso morale e materiale: dove ci sono animi abbattuti, date incoraggiamento: buona figliola del Signore, non vi passi davanti sventura che voi non alleggeriate almeno col desiderio. Amate di stare più con quelli che piangono che con quelli che ridono”.

               Leggiamo nel Siracide (7,19): “Non disdegnare una sposa saggia e buona, poiché la sua bontà val più dell'oro”. Non a caso, dunque, don Orione ricorda che, nell'essere sposa, lo si deve essere “non per divertirsi, ma per adempiere a gravi doveri, e per santificare sè stesse e gli altri, e specialmente colui che Iddio darà a compagno e conforto della vita”.

               E se pensiamo alla Madre di Dio e a tutte le donne che ogni giorno, donando la vita, ai piedi della Croce, come Maria, alzano la bandiera dell'amore e della carità, non possiamo non concludere con queste parole di Giovanni Paolo II: “Grazie a te, donna-sposa, che unisci irrevocabilmente il tuo destino a quello di un uomo, in un rapporto di reciproco dono, a servizio della comunione e della vita” (Giovanni Paolo II, Lettera alle donne, 29 giugno 1995).

 

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