Discorso di apertura del Convegno diocesano di Roma, 19 giugno 2017.
Il Convegno diocesano di Roma del 2017 si è aperto con l'incontro nella Basilica di San Giovanni in Laterano. il 19 giugno 2017.
Il Convegno ha per tema: " NON LASCIAMOLI SOLI ! Accompagnare i genitori nella educazione dei figli adolescenti”.
Il tema è stato suddiviso in alcuni argomenti-chiave che corrispondono in qualche modo ai luoghi in cui si decide il bene della famiglia:
Su questi temi si incontrano gli operatori pastorali nei Laboratori di gruppo nelle Prefetture (20 giugno). Il tutto confluirà nell’incontro finale del Convegno diocesano, il 18 settembre 2017.
L’apertura del Convegno è stata affidata a Papa Francesco, Vescovo di Roma, il quale è intervenuto con un discorso alla sera del 19 giugno.
Ha condiviso “alcuni presupposti che ci possono aiutare in questa riflessione. Questa conversazione è un riscaldamento, e poi starà a voi giocare tutto sul campo”. Con tono di conversazione pastorale, ha raccolto le sue indicazioni in piccoli capitoli.
1. In romanesco!
Significa con realismo, nella concreta situazione di Roma, pensando alle nostre famiglie nel contesto di una grande città come Roma, con un sano e stimolante realismo. Niente astrazione, niente generalizzazione, niente nominalismo.
2. Connessi
Mentre viviamo l’esperienza di sentirci “sradicati”, in una “società liquida”, con famiglie che a poco a poco vanno perdendo i loro legami, quel tessuto vitale così importante per sentirci parte gli uni degli altri, partecipi con gli altri di un progetto comune. E’ necessario connettersi, avere e conoscere le radici. Solo così potranno volare alto, altrimenti saranno presi dalle “visioni” di altri. I genitori devono fare spazio ai figli per parlare con i nonni. I nonni hanno questa qualità della trasmissione della storia, della fede, dell’appartenenza. 3. In movimento
3. In movimento.
Educare gli adolescenti in movimento. L’adolescenza è una fase di passaggio nella vita non solo dei vostri figli, ma di tutta la famiglia – è tutta la famiglia che è in fase di passaggio. E’ una fase-ponte, e per questo motivo gli adolescenti non sono né di qua né di là, sono in cammino, in transito. L’adolescenza non è una patologia che dobbiamo combattere. Fa parte della crescita normale, naturale della vita dei nostri ragazzi. Dove c’è vita c’è movimento, dove c’è movimento ci sono cambiamenti, ricerca, incertezze, c’è speranza, gioia e anche angoscia e desolazione. Inquadriamo bene la nostra azione all’interno di processi vitali prevedibili. In movimento, sempre.
4. Una educazione integrata.
Occorre un’educazione basata sull’intelletto (la testa), gli affetti (il cuore) e l’agire (le mani). Questo offrirà ai nostri ragazzi la possibilità di una crescita armonica a livello non solo personale, ma al tempo stesso sociale. Urge creare luoghi dove la frammentazione sociale non sia lo schema dominante. A tale scopo occorre insegnare a pensare ciò che si sente e si fa, a sentire ciò che si pensa e si fa, a fare ciò che si pensa e si sente.
5. Sì all’adolescenza, no alla competizione.
E’ interessante osservare come i ragazzi e le ragazze vogliono essere “grandi” e i “grandi” vogliono essere o sono diventati adolescenti. Oggi c’è una specie di competizione tra genitori e figli, e poche persone con cui confrontarsi. Il mondo adulto ha accolto come paradigma e modello di successo l’“eterna giovinezza”. Sembra che crescere, invecchiare, “stagionarsi” sia un male. E’ sinonimo di vita frustrata o esaurita. In un certo senso questa è una delle minacce “inconsapevoli” più pericolose nell’educazione dei nostri adolescenti: escluderli dai loro processi di crescita perché gli adulti occupano il loro posto. E troviamo tanti genitori adolescenti, tanti. Adulti che non vogliono essere adulti e vogliono giocare a essere adolescenti per sempre. Questa “emarginazione” può aumentare una tendenza naturale che hanno i ragazzi a isolarsi o a frenare i loro processi di crescita per mancanza di confronto. C’è la competizione, ma non il confronto.
6. La “golosità” spirituale.
E’ il tema dell’austerità. Viviamo in un contesto di consumismo molto forte… Dopo il cibo, le medicine e i vestiti, che sono essenziali per la vita, le spese più forti sono i prodotti di bellezza, i cosmetici. E c’è un altro argomento, quello delle mascotte (cani, gatti…), che non toccherò adesso: penseremo più avanti a questo. È urgente recuperare quel principio spirituale così importante e svalutato: l’austerità. Educare all’austerità è una ricchezza incomparabile. Risveglia l’ingegno e la creatività, genera possibilità per l’immaginazione e specialmente apre al lavoro in équipe, in solidarietà, apre agli altri.