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Parrocchia Mater Dei.
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Cosa dice la Chiesa sulla cremazione dei corpi dei morti? E come trattare le loro ceneri?

Mi capita di persone che mi chiedono qual è il giudizio della Chiesa a riguardo della cremazione dei corpi dei defunti, oggi sempre più praticata per motivi economici.
La Chiesa, autorevolmente, ha pubblicato, il 25 ottobre 2016, l’Istruzione “Ad resurgendum cum Christo” della Congregazione per la Dottrina della Fede, che riguarda due precisi punti: la sepoltura dei defunti e la conservazione delle ceneri in caso di cremazione.

 

LA SEPOLTURA È SECONDO IL SENSO CRISTIANO DELLA MORTE.

La Chiesa continua a preferire la sepoltura dei corpi poiché con essa si mostra una maggiore stima verso i defunti; tuttavia la cremazione non è vietata, «a meno che questa non sia stata scelta per ragioni contrarie alla dottrina cristiana»” (n.4).
Il Documento insegna chiaramente, e con molti motivi umani e teologici, che l’antichissima tradizione cristiana di seppellire i corpi dei defunti nel cimitero o in un altro luogo adatto è la migliore, la più consona alla visione della fede cristiana. Questa modalità di trattare i corpi dei nostri cari, alla luce del mistero pasquale di morte, sepoltura e risurrezione di Cristo, è la forma più idonea per esprimere la speranza anche nella nostra risurrezione corporale.
Il tema si può approfondire, ma mi limito alla sua affermazione sicura ed essenziale.

 

LA CREMAZIONE NON È CONTRO LA FEDE NELLA RESURREZIONE.

Fatto nuovo, che sta divenendo fenomeno diffuso è la cremazione fatta nei cimiteri, dopo la quale viene consegnata ai parenti una piccola urna con le ceneri del defunto. Pur non essendo secondo la tradizione della Chiesa, legata al sacro rispetto dei corpi “che mediante il Battesimo sono diventati tempio dello Spirito Santo e dei quali, «come di strumenti e di vasi, si è santamente servito lo Spirito per compiere tante opere buone»” (n.3), l’Istruzione della Chiesa dice che non vede nella cremazione motivi dottrinali contrari. Infatti, di per sé la cremazione riguarda il cadavere e non tocca l’anima e, quindi, non significa la negazione della dottrina cristiana sull’immortalità dell’anima e la risurrezione dei corpi.
Chi così pensasse o intendesse volendo la cremazione peccherebbe contro la fede. “Nel caso che il defunto avesse notoriamente disposto la cremazione e la dispersione in natura delle proprie ceneri per ragioni contrarie alla fede cristiana, si devono negare le esequie, a norma del diritto” (n.8).

 

LE CENERI VANNO CONSERVATE IN LUOGO SACRO.

“Qualora per motivazioni legittime venga fatta la scelta della cremazione del cadavere, le ceneri del defunto devono essere conservate di regola in un luogo sacro, cioè nel cimitero o, se è il caso, in una chiesa o in un’area appositamente dedicata a tale scopo dalla competente autorità ecclesiastica” (n.5). Così leggiamo nel recente documento “Ad resurgendum cum Christo”.

Questa norma aiuta a evitare di dimenticare il ricordo e la preghiera per il defunto dei parenti e della comunità cristiana. In tal modo, inoltre, “si evita la possibilità di dimenticanze e mancanze di rispetto, che possono avvenire soprattutto una volta passata la prima generazione, nonché pratiche sconvenienti o superstiziose” (n.5).

Altre tre indicazioni pratiche.

  1. “La conservazione delle ceneri nell’abitazione domestica non è consentita” (n.6), salvo eccezioni concesse per circostanze gravi ed eccezionali concesse dal Vescovo della diocesi.
  2. “Le ceneri non possono essere divise tra i vari nuclei familiari e vanno sempre assicurati il rispetto e le adeguate condizioni di conservazione” (n.6).
  3. “Per evitare ogni tipo di equivoco panteista, naturalista o nichilista, non sia permessa la dispersione delle ceneri nell’aria, in terra o in acqua o in altro modo oppure la conversione delle ceneri cremate in ricordi commemorativi, in pezzi di gioielleria o in altri oggetti” (n.7).

 

Teniamo gli insegnamenti della Chiesa sulla sepoltura in devota considerazione e docile obbedienza.

Quanta saggezza e fede nel trattare il corpi e la sepoltura secondo le indicazioni della Chiesa e la pratica dei cristiani da 2000 anni.
Io aggiungo solo l’invito a curare il commiato cristiano, o funerale, prima della sepoltura o prima della cremazione. È un segno di amore a quel “corpo” che abbiamo curato, voluto bene nelle sembianze e nelle espressioni, circondato di tenerezza e benevolenza.
Non trattiamolo come un ingombro di cui liberarci.
Portiamolo in Chiesa, presentiamolo al Signore, piangiamo e preghiamo insieme, ascoltiamo le parole di consolazione della liturgia e del sacerdote. Sappiamo che questo non porta beneficio a quel “corpo” morto, ma all’anima sì, quella del defunto e alla nostra. E rende gloria a Dio che ci ha “fatti quasi un prodigio”.

Recatevi di tanto in tanto al cimitero ove sono i “resti”, le “reliquie” dei propri cari per ravvivare la memoria e la preghiera. Deponiamo un fiore sulla terra, perché viene visto in Cielo. Diciamo una preghiera quaggiù, perché viene ascoltata Lassù.

E ricordiamo che la forma di comunione più vera e più bella è la celebrazione della Messa nel ricordo del nostro defunto. Nell’Eucarestia c’è la comunione tra terra e Cielo, tra tempo ed Eternità, tra umano e Divino. Ad ogni Messa vengono ricordati i Defunti.

Per i Defunti, portate un fiore al cimitero e celebrate una Messa in Chiesa.

Don Flavio Peloso

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Commenti
Giusy Fiorentino
5 settembre 2017 alle 22:54
Grazie per aver chiarito ogni dubbio anche perché essendo catechista sono domande che mi posso sentire rivolgere,



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