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Parrocchia Mater Dei.
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Autore: Flavio Peloso
Pubblicato in: Radici Cristiane, 2004.

Intervista di Emanuele Gagliardi a Don Flavio Peloso su Don Orione e il suo messaggio.

Don Flavio Peloso, settimo successore di San Luigi Orione alla guida dei Figli della Divina Provvidenza. Cinquantaquattro anni, don Peloso è sacerdote dal 1979; dal 1987 al 1992 è stato in servizio alla Congregazione per la Dottrina della Fede accanto all'allora card. Ratzinger. E' stato eletto Consigliere generale (1992) e successivamente Superiore Generale dell'Opera Don Orione (2004). Studioso, pubblicista, promuove la divulgazione della storia e della spiritualità orionina, collabora alla rivista internazionale di studi Nova Historica ed è direttore della rivista Messaggi di Don Orione.

 

Don Flavio Peloso, chi era Don Orione e qual'è stata la sua proposta di santità?

Don Orione fu un credente, fu un sacerdote, un fondatore, un santo. La fiducia nella Divina Provvidenza è la chiave di lettura della vita personale, comunitaria e apostolica di Don Orione. Denominò la sua fondazione "Piccola Opera della Divina Provvidenza". “ L'opera della Divina Provvidenza consiste nell'Instaurare omnia in Christo” e per questo egli scelse il motto paolino (Ef 1, 10) come “programma della nostra Congregazione” da vivere “ mediante le opere della carità ” perché, come egli amava ripetere, “ solo la carità salverà il mondo ”.

Papa Giovanni XXIII ha osservato: La sua carità andava oltre i limiti normali. Era convinto che si potesse conquistare il mondo con l'amore”. Ignazio Silone l'ha paragonato a Trotzkij, perché "Trotzkij non fu il socialista del sabato sera e Don Orione non fu il prete della domenica mattina". Il letterato Don Giuseppe De Luca ha detto che "era un uomo in stato permanente di ebbrezza spirituale".

 

Alla morte di Don Orione, avvenuta il 12 marzo 1940, Pio XII lo chiama «padre dei poveri e insigne benefattore dell'umanità dolorante e abbandonata». Giovanni Paolo I riconosce in lui lo «stratega della carità» e Giovanni Paolo II, lo proclama Santo e lo definisce «una meravigliosa e geniale espressione della carità cristiana». Cos'era la carità per San Luigi Orione?

La nota più visibile del carisma di Don Orione è senza dubbio la “carità divina, alta, universale che fa del bene a tutti, del bene sempre, del male mai a nessuno”. Fu la sua passione e la sua strategia apostolica perché – spiegava - “ La causa di Dio e della Sua Chiesa non si serve che con una grande carità di vita e di opere: non penetreremo le coscienze non convertiremo la gioventù, non i popoli trarremo alla Chiesa, senza una grande carità e un vero sacrificio di noi, nella carità di Cristo. Vi è una corruzione nella società spaventosa: vi è una ignoranza di Dio spaventosa: vi è un materialismo, un odio spaventoso: solo la Carità potrà ancora condurre a Dio i cuori e le popolazioni, e salvarle ”. Per questo, nella visione carismatica di Don Orione l'“ instaurare omnia in Christo ” si realizza storicamente e sacramentalmente nell' “ instaurare omnia in Ecclesia ” mediante il dinamismo dell' “ instaurare omnia in caritate ”. Sta in questa intima connessione, spirituale e apostolica, tra Cristo – Chiesa – Carità la sua via di santità.

 

Con l'Enciclica «Deus Caritas est» Benedetto XVI sembra voler rinvigorire proprio il messaggio orionino. Cosa ci può dire?

L'Enciclica tocca le ragioni e i dinamismi tipici del carisma e dell'impegno della Famiglia orionina nella Chiesa. Tutta l'impostazione della seconda parte dell'Enciclica (persino numerose frasi) riprende la logica spirituale e il pensiero apostolico di Don Orione. Con grande sorpresa e riconoscenza, arrivando al n° 40, leggiamo che Benedetto XVI elenca nella breve lista dei santi “modelli insigni di carità sociale per tutti gli uomini di buona volontà” anche il nostro fondatore San Luigi Orione.

La carità di Dio “spiega” la carità verso il prossimo e “le ingenti iniziative di promozione umana e di formazione cristiana, destinate innanzitutto ai poveri” – afferma il Santo Padre – e, a sua volta, la carità verso il prossimo annuncia e in qualche modo spiega la carità di Dio. Benedetto XVI, citando Sant'Agostino, afferma “Se vedi la carità, vedi la Trinità ” (n.19) per cui poi insiste sul “felice legame tra evangelizzazione e opere di carità” (n.30). Ebbene, proprio questa è la convinzione e la via apostolica trasmessaci da Don Orione che ci voleva “ preti di stola e di lavoro ”, perché “ la nostra predica è la carità ”. “ La carità apre gli occhi alla fede e riscalda i cuori d'amore verso Dio. Opere di carità ci vogliono: esse sono l'apologia migliore della fede cattolica”.

 

Nella sua biografia di Don Orione, Alessandro Pronzato lo ha definito «il folle di Dio». Perché «folle»?

Sì, il “ folle di Dio ”, il “ pazzo della carità ” e simili sono espressioni ricorrenti per qualificare Don Orione. Ma basterebbe definirlo come egli stesso si firmava: “ figlio della Divina Provvidenza ”. Non è un richiamo all'irrazionale, alla spregiudicatezza, alla ingenuità. Tutt'altro. E' la prudenza di chi non si affida solo al calcolo umano ma vive di una ragione superiore, vede le cose "dalla parte di Dio" e agisce con “ un cuore senza confini dilatato dalla carità di Cristo ”. Evidentemente, per chi non mette nel calcolo del reale la luce della fede e l'azione provvidente di Dio, il santo appare un “pazzo” o un “sognatore”. In realtà, è un lucido conoscitore della vita e un coraggioso artefice di futuro. Questo entusiasmava la gente nel conoscere Don Orione. Anzi questa sua “follia” convertiva la gente, perché riconosceva che “ digitus Dei est hic ”. Nel suo agire sorprendente riconoscevano che “ Dio c'è” ed è all'opera.

 

La Piccola Opera della Divina Provvidenza annovera tra le principali attività l'assistenza ai disabili. Qual'è la situazione dei portatori di handicap in Italia e nel mondo?

Da un rilevamento abbastanza attendibile risulta che nel Terzo mondo i disabili sono 234 milioni mentre altri 101 milioni (il 30%) vive nei Paesi sviluppati. In Italia, dati recenti ci dicono che 60.000 persone al di sotto dei 65 anni si muovono sulla sedia a rotelle, che 750.000 hanno disagio mentale, che ben il 15% delle famiglie italiane è direttamente coinvolto nel problema della disabilità.

Noi orionini siamo impegnati con numerose istituzioni di riabilitazione e di promozione umana, sia da una parte che dall'altra del pianeta dell'handicap. Per quel po' di conoscenza diretta che ho, vedo una profonda differenza di situazione. Nei Paesi più poveri è desolante constatare che gli Stati non destinano soldi per i disabili che sono lasciati al loro destino impietosamente e ingiustamente. Nei paesi ricchi, invece, è stato fatto un bel passo in avanti negli ultimi decenni sul piano culturale e assistenziale. Ma si sta verificando un fatto preoccupante: leggi a volte idealistiche congiunte a limitate risorse economiche portano a servire “sempre meglio sempre più pochi”. Voglio dire che va crescendo il divario tra i pochi che usufruiscono di ottimi servizi assistenziali e i molti che ne restano sprovvisti quasi del tutto. In Italia è particolarmente allarmante la situazione dei disabili mentali.

 

E le istituzioni religiose che ruolo ricoprono in questo scenario?

In Europa il 55% delle istituzioni sanitarie-assistenziali è gestito dalle diverse confessioni cristiane, con grande prevalenza di quelle cattoliche. L'Italia è al secondo posto, dopo la Germania , per strutture di proprietà o gestite da religiosi/e. Che oltre il 55% delle istituzioni sanitarie-assistenziali sia gestito da istituzioni cristiane è un indice che il cristianesimo è vivo. Benedetto XVI ci dice chiaramente che “Deus caritas est” e anche che “Ecclesia caritas est”. Ma c'è una sfida da vincere. Don Orione la enunciava così: “ dobbiamo passare dalle opere di carità alla carità delle opere ”. Il discorso è immediatamente chiaro e qualificante. Non bastano ottime istituzioni, ci vuole la caritas di Dio nel cuore per servire i fratelli con caritas.

 

In quanti paesi sono presenti i Figli della Divina Provvidenza?

Don Orione fu in America Latina nel 1921-1922 e nel 1934-1937. Oggi, siamo presenti in 32 nazioni: in Europa, nelle due Americhe, in Africa. Recentemente due piccole ondate missionarie ci hanno portato nei Paesi dell'Est europeo postcomunista (oltre a Polonia, Albania, Romania, Bielorussia, Ucraina) e in Asia (Filippine, India, stiamo per aprire in Corea del Sud). Con i Figli della Divina Provvidenza (Sacerdoti , Eremiti, e Fratelli coadiutori), ci sono Piccole Suore Missionarie della Carità (attive e contemplative) e i laici dell' Istituto Secolare e del Movimento Laicale Orionino . Insieme formiamo quella che fin dagli inizi Don Orione chiamò la Piccola Opera della Divina Provvidenza .

 

«Effondere in tutti la grande idea della redenzione cattolica col Papa e pel Papa...» diceva Don Orione, e i suoi epigoni lo fanno in tutto il mondo. Ma quanto è difficile oggi parlare di Dio, anche in un continente come l'Europa che pur avendo nel Cristianesimo una comune radice sembra dimenticarsene, sedotta dal laicismo?

Ci sono difficoltà inedite, ma forse non è più difficile che in altri tempi. Certo, oggi, per dare Dio all'Europa non ci si può fermare a pensieri e strategie di retrovia, periferiche. Si deve andare proprio alle radici: bisogna essere “uomini di Dio”, radicati vitalmente nel Vangelo. L'Europa oggi sembra volersi costruire a prescindere o ripudiando le sue radici cristiane. Non è un tentativo del tutto nuovo, ma certo è sconcertante per vastità e per risultati. Anche Don Orione era impressionato di quanto avveniva tra Ottocento e Novecento. In una conferenza ai lavoratori, avvertiva che “ Senza Dio si tenta invano di edificare ” e proseguiva: “ Il Tasso ricorda in mirabili versi questa grande verità: «Non edifica quei che vuol gli imperi / su fondamenta fabbricar umane; / ma ben move ruine, ond'egli oppresso / sol costrutt'un sepolcro abbia a se stesso». Don Orione, per nulla intimorito, rispose alle opposte forze anticlericali socialiste e liberali sul campo dell'azione in favore del popolo con la carità sociale. “ I popoli si stancheranno di voi che li pascete di tenebre, di terra, e di odio – scrisse - . I popoli hanno bisogno di amore, di luce, e anche di un bene che non è terreno. Il popolo si stancherà tanto di voi che basterà alzare un crocifisso perché cada in ginocchio ai piedi del suo Dio, e torni ravveduto a mirare la Croce segnacolo vittorioso di giustizia, di pace, di redenzione morale, economica e civile”. Sono parole che danno lucidità e speranza anche per interpretare il nostro tempo attuale.

 

Amore e carità per i deboli, per gli indifesi: il messaggio di San Luigi Orione può essere interpretato anche come un rifiuto della cultura di morte che, dall'aborto all'eutanasia, percorre strade violente e omicide?

Si ripete oggi la selezione omicida operata dai totalitarismi idolatrici e violenti che hanno riempito le pagine più orribili della storia. A medesime conclusioni, organizzate con metodi più soft , giungono oggi, ideologie e legislazioni che si sono appropriate del “diritto sulla vita”. Una simile selezione ed eliminazione degli “inutili”, non viene forse ancor oggi decisa nei salottini dei consultori medici con in mano il responso di esami pre-natali che segnalano anomalie genetiche anche solo “possibili”? Qualcosa di analogo non avviene, di fatto, con i malati mentali gravi quando, evitando i più costosi interventi terapeutici di tipo relazionale, si decidono interventi medicinali distruttivi e letali a breve termine? E di il “non vale la pena”, sussurrato con garbo fronte a malati gravi o terminali, non corrisponde al dito del Capitano delle SS che sul binario di Auschwitz decideva chi era destinato al campo di concentramento e chi direttamente alle camere a gas?

La nostra azione di orionini, unita a quella di di tante altre istituzioni ecclesiali e civili, è propriamente rifiuto della cultura di morte e contemporaneamente è annuncio dell'evangelo della vita. “Nel più misero dei fratelli brilla l'immagine di Dio”, affermiamo con Don Orione, per cui riteniamo un “ altissimo privilegio di servire Cristo nei poveri ”. La vita non è mai inutile, non è mai una disgrazia, non è mai indegna di essere vissuta. La vita è sacra.

 

Qual è attualmente la principale sfida per i successori di Don Orione?

E' una sola: fare che la Congregazione sia Don Orione oggi . Favorire una fedeltà creativa improntata alla stessa fiducia nella Divina Provvidenza del Fondatore al fine di dare il nostro piccolo contributo “ per far sperimentare la tenerezza di Dio e la maternità della Chiesa ”.

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