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Parrocchia Mater Dei.
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Autore: Flavio Peloso

Intervento di Don Flavio Peloso alla Commemorazione del 60mo anniversario della morte del venerabile Don Carlo Sterpi, a Gavazzana (Alessandria), 30 ottobre 2011.

Siamo qui a ricordare un illustre cittadino di Gavazzana, una gloria della diocesi di Tortona, un padre della Congregazione orionina, DON CARLO STERPI, a 60 anni dalla sua morte (dies natalis) , avvenuta il 22 novembre 1951. La Chiesa lo ha già proclamato “ venerabile ”, nel 1989, cioè degno di venerazione perché ha esercitato le virtù cristiane in modo eroico, esemplare.

Uno storico fa fatica a scrivere una vita come quella di Don Carlo Sterpi, perché è quasi priva di avvenimenti esterni, quasi priva di storia rilevante. Invece, con Don Sterpi ha un lavoro più interessante il postulatore o lo scrittore spirituale perché il fatti e le notizie della sua vita interiore e delle virtù sono ricchissimi e convergenti.

Concentrerò il mio ricordo di Don Sterpi su due nuclei della sua vita:

La sua giovinezza, da Gavazzana a Don Orione.

La sua vita, in punta di piedi accanto a Don Orione.

 

LA SUA GIOVINEZZA, DA GAVAZZANA A DON ORIONE

Carlo Sterpi nasce a Gavazzana il 13 ottobre 1874 da famiglia abbastanza distinta ed agiata: riceve an­che il nome di Erminio. Dopo di lui nascono una sorella e due fratelli.

Il papà Giovanni Battista è uomo di fede e di carità. Viene ricordato che a un suo dipendente, cui aveva dato a credito del grano, disse: « Se non hai soldi, farai dire dei Rosari da tua moglie e dai tuoi figli per me, e così mi paghi.. .».

Ancor più noto del papà fu lo zio Luigi, per lunghi anni a capo del comune. Era un credente schietto e sincero, tanto da essere definito " il Sindaco papalino ", titolo datogli non dalle pie donne del paese ma dal Prefetto, nel 1888, e per questo destituito da sindaco, perché reo di avere fatto pervenire i sentimenti della sua devozione e gli auguri dei propri cittadini a Papa Leone XIII in occasione del suo Giubileo sacerdo­tale. Così andava l'Italia. Simile sorte, per uguale reato, toccò anche al Sinda­co di Roma, il duca Leopoldo Torlonia, deposto dal primo ministro Francesco Crispi.

In questo clima crebbe il piccolo Carlo Sterpi e anche lui diede presto segnali di non essere da meno quanto a schiettezza e coraggio del bene. Al vescovo Mons. Capelli, in visita pastorale a Gavazzana, che, ospite in casa Sterpi, gli chiese: “Che cosa farai da grande?”, il piccolo Carlo, di 6 anni, pronto rispose: “ Il prete”. “ Te lo ha detto la mamma di fare il pre­te?”, replicò il Vescovo. “ No, me lo ha detto Gesù!”, rispose con serietà Carlo.

Sappiamo che negli anni 1880-1885 frequentò le scuole elementari a Novi Ligure, alunno del Collegio San Giorgio.

Nel 1882, quando Carlo aveva 10 anni, g li morì la santa Mamma, Carolina Raviolo. Prima di morire, accarezzandolo gli disse: “Sono contenta che ti faccia prete. Ma ricordalo: devi essere un prete tutto speciale, un prete tutto di Dio”.

Don Sterpi poi, avanti negli anni, diceva con semplicità: «Per grazia del Signore, mi pare di essere stato fin qui un sacerdote come mi voleva mia madre”.

Il 2 novembre 1885 avvenne il grande passo: a 11 anni, Carlo Sterpi lasciò Gavazzana ed entrò nel Seminario di Tortona. È devoto, studioso, sereno e socievole. Promette bene.

Nel giugno 1890, il seminarista Carlo Sterpi termina i corsi di Ginnasio e inizia la filosofia. È in quest'anno che incontra Luigi Orione. Ecco il suo racconto.

« Io desideravo avvicinarmi a lui e parlargli, ma ero timido e non lo feci... Durante l'anno scola­stico 1890-91, frequenta­vo il primo corso e Orione il secondo. Ebbi la sorte di stargli vicino dappertutto: di banco in studio, di letto in camerata, di posto in refettorio, in cappella, e lo avevo compagno di fila a passeggio e non si faceva che parlare - allora ero un bravo fi­gliuolo anch'io... - di cose di pietà, con reciproca edificazione. Egli attendeva agli studi con molto impegno e si distingueva assai; già fin da quegli anni si dedicò con entusiasmo alle opere di apostolato. Zelò fra i compagni soprattutto la frequenza alla Comunione. Egli parlava molto del Papa, con una devozione ed un amore senza riserve, che trascinava... Rimasi poi fortemente colpito dallo studio che poneva nell'esercitare la virtù: anzi, posso aggiungere che fu proprio questo studio continuo e la pratica, che in lui era abituale, delle virtù, anche le più piccole, che mi legò a lui e all'opera sua. Se mi entusiasmai, fu solo perché vidi, in quel giovane chierico, un uomo di Dio... e poi, nella sua Opera, la mano di Dio... Capii che, con lui, mi sarebbe stato più facile farmi santo».

Fu un anno indimenticabile e unico. Poi, già nell'anno seguente, 1891-1892, Carlo Sterpi non ha più Orione compagno di studio e di cappella, perché Orione lascia il seminario e qui vi frequenta solo la scuola, es­sendo stato messo a far da sacrestano in catte­drale, per potersi pagare la retta. Tuttavia Sterpi e Orione si frequentano e intrecciano i loro fervori e i loro progetti.

Il 3 luglio 1892 , Carlo Sterpi assiste in Tortona alla inau­gurazione del primo Oratorio Festivo, suscitato dal chierico Luigi Orione e benedetto dal Vescovo Bandi. Gli luccicano gli occhi e gli batte il cuore. Ma le loro strade si dividono.

N el novembre 1892, Carlo Sterpi viene destinato quale assistente e inse­gnante nel Seminario minore di Stazzano e vi comincia la teologia. Quando può va a fare una visita a Orione che il 15 ottobre 1893 ha dato vita ad un piccolo Collegio per "vocazioni" povere e per studenti bisognosi. «Ho ancora presente - ricor­derà - la cappellina come era allora e l'orto e il pergolato, dove si prendevano i pasti in santa fraternità».

Il 12 febbraio 1895, Carlo Sterpi ebbe un in­contro risolutivo con Luigi Orione. «A Serravalle - racconta Don Sterpi - trovai per caso Don Orione - poi sacerdote in aprile -, in procinto di salire verso il Santuario di Monte Spineto con due suoi studenti, a piedi: li conduceva al Santuario per infer­vorarli e legarli di più alla Madonna, alla quale mi disse che andava a chiedere una grazia grande... Fu in quell'incontro che io decisi definitivamente di lasciare il seminario e di anda­re con lui. Vi era, però, lo sapevo, una difficoltà: il Vescovo non voleva; già prima mi aveva data una lavatina di capo, così sec­ca, che io poi non ebbi il coraggio di andarglielo a chiedere una seconda volta».

Ma tutto si risolse.

“Sta­vo preparando il mio bauletto per tornarmene a Stazzano, quan­do una cartolina di Don Orione mi diceva: - Monsignor Vesco­vo ti destina, fin da quest'anno, al ‘Santa Chiara'. Vieni al più presto!”.

Era avvenuto che il Vescovo, preoccupato per il grande numero di alunni del Collegio di Don Orione, volle affiancargli un assistente.

“Chi desideri?”, chiese a Don Orione. “Mi dia Sterpi”.

Il Vescovo rima­se pensieroso e sorpreso, perché Sterpi era tanto diverso da Orione. “Bene - disse alla fine - sia per Sterpi: scrivigli che venga ad aiutarti”.

Don Sterpi racconta ancora: “Subito, dunque, venni a Tortona. Don Orione stava assistendo in studio più di 150 ragazzi. Mi avvicinai alla cattedra, su cui si trovava: “Bravo! - mi disse - Sei venuto a tempo. Fermati un po' in istudio: assisti un "momento", al mio posto”. Appesi il cappello ed egli uscì, lasciandomi solo con tutti quei ragazzi. Ne sono passati dei "momenti" da allo­ra”.

La notizia del passaggio del Chierico Sterpi all'Istituto di Don Orione rassicurò parecchi, che commentavano: "Meno male che c'è Sterpi. Quel nuovo chierico, tan­to posato, lo calmerà".

Di parere meno favorevole era la zia di Carlo Sterpi: "Ma cosa ha fatto mai mio nipote ad andare con quel matto!... Sì, Don Uriòn l'è un matl...".

Il giovane chierico Sterpi, da parte sua, aveva trovato il suo posto: “ Avevo capito che, con lui, mi sarebbe stato più facile farmi santo”.

 

LA SUA VITA, IN PUNTA DI PIEDI ACCANTO A DON ORIONE

Compagno, collaboratore, confondatore, continuatore di Don Orione: il ruolo e l'importanza di Don Carlo Sterpi nella storia della Congregazione orionina sono davvero grandi.

Prendo spunto da una amena scenetta, avvenuta nel piccolo refettorio della Casa madre di Tortona, il 4 novembre 1932, quando si volle fare un po' di festa per l'onomastico di Don Sterpi. Fu incaricato di pronunciare un discorso l'estroso e un poco maldestro Don Mussa. Improvvisando le sue parole, certo affettuose, usci a dire “Sterpi: che brutto nome!”, “Sterpi non è un bel nome adatto a te. Ti daremo noi un nome più bello, più degno di te, ti chiameremo prato, o meglio ancora, ti chiameremo giardino ”.

Era un elogio originale, ma sincero e meritato. Don Sterpi sorrise bonariamente. Accanto a lui, Don Orione e gli altri confratelli sorridevano con larghi cenni di assenso del capo sulla verità dell'immagine. Don Sterpi era un prato, un giardino fecondo in cui crescevano crebbero e prosperarono opere e attività e soprattutto i Figli della congregazione alla cui formazione egli si dedicava con accogliente e paterna cura. La passione della cura e del far crescere è forse l'impronta umana e spirituale più caratteristica e propria di Don Sterpi.

Quale fu la vocazione, il ruolo e la grandezza di Don Sterpi? Fu soprattutto quella di essere stato in punta di piedi accanto a Don Orione .

In punta di piedi esprime un atteggiamento discreto, ma pronto, attento. In punta di piedi esprime la devozione e il rispetto di Don Sterpi che fin dagli inizi fu convinto della santità di Don Orione e di quanto operava in lui il Signore.

Accanto Don Orione indica una collocazione di vita, frutto della provvidenza dei fatti e di una volontà amorosa è costante: stare accanto a Don Orione. Don Sterpi riconobbe in lui, maggiore di due soli anni, “ il padre dell'anima mia ”. E gli visse accanto per tutta la vita.

Da parte sua, Don Orione definì la sua amicizia con Don Sterpi “ vera e sincera ” e “nutrita per cinquant'anni verso di lui” . Diede due definizioni di Don Sterpi che restano il suo più bell'elogio. Disse che “ Don Sterpi è un prete veramente prete ” e che era il “ continuatore secondo il mio cuore ”.

Don Sterpi fu veramente “ continuatore di Don Orione ”. Ma questo titolo più che indicare il fatto di essere succeduto alla guida della Congregazione dopo la morte del Fondatore, indica che Don Sterpi, durante tutta la sua vita , fu colui che continuava e completava la persona e l'opera di Don Orione. Indica la collaborazione e, direi, la simbiosi, tra i due santi. Don Sterpi è continuatore di Don Orione nel senso che condivideva i medesimi ideali, partecipava alle stesse sante imprese, era partecipe dell'identico stile di vita, immedesimato all'unisono nella spiritualità e nella strategia del santo della carità. Suo specifico contributo fu quello di tradurre in formazione ed in organizzazione pratica gli ideali spirituali e le grandi aperture apostoliche di Don Orione.

In questo senso, oltre che continuatore, Don Sterpi può essere definito confondatore della Piccola Opera della Divina Provvidenza. Fondatore fu Don Orione: a lui la Divina Provvidenza diede il carisma, l'ideale e lo slancio di fondatore. Ma Don Sterpi merita il titolo di confondatore per il suo personale, fedele e costante contributo dato al fondatore e alla fondazione della Famiglia Orionina.

La prima biografia di Don Sterpi – di Giovanni Barra – è intitolata “ In punta di piedi ”. Don Sterpi fu in punta di piedi accanto a Don Orione ma non come un'ombra evanescente e inconsistente. Fu persona umanamente ricca, spiritualmente elevata, operativamente originale, ma sempre, coscientemente e volutamente, “uno con Don Orione” e “altro da Don Orione” .

Anche dopo la morte del fondatore, avvenuta il 12 marzo 1940, Don Sterpi fu continuatore di Don Orione ma non nel senso di successore di Don Orione. Nei 6 anni in cui fu superiore generale dal 1940 al 1946 e nei rimanenti 5 anni di vita, Don Sterpi continuò a vivere e a operare “ come se Don Orione fosse ancora presente ”, accanto a Don Orione .

Continuiamo tutto come se Don Orione fosse ancora presente ” fu la sua parola d'ordine e la sua linea di governo quando divenne giuridicamente il superiore generale della Congregazione.

Scrisse: “ Chi continuerà a fare, sarà ancora Don Orione… noi viviamo di rendita sulla sua virtù e sui suoi esempi. E lui il fondatore dell'opera, né sarà anche il continuatore…”.

“Don Orione diceva così, questo faceva Don Orione ”: questa fu la sua regola di governo durante i tribolatissimi anni della seconda guerra mondiale durante la quale Don Sterpi fu privo dell'” amico e padre dell'anima ”.

In punta di piedi, accanto a Don Orione significa che egli, pur personalità forte e ricca, mai cercò un protagonismo “altro da Don Orione”, riconoscendo in lui l'uomo di Dio ispirato seguendo il quale egli pure si sarebbe fatto santo. Don Sterpi non si tirava indietro, non si defilava dalle sue responsabilità, ma il suo pensiero e il suo affetto correvano spontaneamente a Don Orione.

Lui volle essere santo accanto a Don Orione , devotamente, in punta di piedi .

Avevo capito che, con lui, mi sarebbe stato più facile farmi santo”.

E Don Sterpi divenne grande santo. La Chiesa lo ha proclamato Venerabile e noi siamo qui a ricordarlo e pregarlo a 60 anni dalla sua nascita al Cielo.


Si vedano note biografiche in Il Venerabile Don Carlo Sterpi

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