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Parrocchia Mater Dei.
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Papa Francesco si è recato in Irlanda il 25-26 agosto 2018. Ha messo in luce due perle di fede facendo visita a Knock e alla tomba di Matt Talbot.

DUE PERLE D’IRLANDA: L’APPARIZIONE DI KNOCK E MATT TALBOT

 

 

COSA AVVENNE A KNOCK?

 

Knock, villaggio irlandese di fine ottocento. C’era solo una piccola chiesa di paese.

Alla sera del 21 agosto 1879, come di consueto, Mary Beirne, si accingeva a chiudere la porta. Ma qualcosa di diverso attirò quella sera la sua attenzione: una luce intensa proveniva da un lato dell’edificio e lì, ad una prima occhiata, vide «le statue di Maria, di Giuseppe e di San Giovanni accanto ad un nuovo altare su cui si trovavano un agnello e una croce».

Non ci fece molto caso, pensò che il parroco le avesse acquistate per rimpiazzarle: «Ma perché lasciarle lì, sotto la pioggia battente?» si chiese la donna. E tornò a casa. Più tardi, insieme a sua sorella, tornò alla chiesa per capire un po’ meglio quella stranezza e, con stupore ancora maggiore si accorse che le statue… erano vive, si muovevano!

«È la Madonna!», esclamò la maggiore delle due sorelle, e corsero ad avvertire familiari e conoscenti. Accorsero 15 persone, di età compresa tra i 5 e i 75 anni, uomini e donne; rimasero in piedi sotto la pioggia per due ore pregando il rosario.

Quell’apparizione, così insolita, resto lì per due ore, e si mostrò in tutta la sua realtà.

 «L’intero muro era illuminato da una intensa luce visibile in lontananza. Le figure erano sospese a circa mezzo metro da terra. L’altare con l’agnello e la croce era circondato di angeli che volteggiavano sopra di esso. Maria, la più grande delle figure, portava un mantello e una fascia bianchi, e un lungo velo sulla testa che le scendeva fino ai piedi. Sul capo, coperto dal velo, aveva una corona d’oro. Fra la corona e il bordo del velo c’era una rosa d’oro. Le sue mani erano sollevate all’altezza delle spalle e il suo sguardo, assorto nella preghiera, era rivolto verso il cielo. San Giuseppe era alla destra di Maria, la testa reclinata in avanti e le mani giunte in preghiera. San Giovanni Evangelista aveva una mitra da vescovo e stava alla sinistra di Maria, la mano destra era sollevata e il braccio sinistro teneva quella che pareva essere la Sacra Bibbia. Mentre la piccola folla si inginocchiava davanti all’apparizione in preghiera, i visitatori celesti continuavano a restare in silenzio. Non una parola veniva pronunciata. Solo dopo molte ore improvvisamente le figure scomparvero».

 

Possiamo immaginare cosa scatenò l’evento.

Il paesello divenne meta di pellegrinaggi.

L’Arcivescovo istituì subito una Commissione per studiare meglio i fatti.  La Commissione verificò la sincerità di quanti si erano trovati quella sera presenti all’evento. Una seconda Commissione, nel 1936, confermò il giudizio. L'apparizione fu riconosciuta degna di fede e ne fu autorizzato il culto. Nel 1979, in occasione del centenario, papa Giovanni Paolo II si recò in visita al santuario.

 

E il messaggio? Non ci furono messaggi a Kock?

Per capire il messaggio di Knock bisogna aprire il Libro dell’Apocalisse che è lo svelamento della storia universale.

A Knock, Maria apparve con il suo sposo terreno, San Giuseppe, e con il suo figlio adottivo, San Giovanni Evangelista, e portava la corona d’oro della Regina del Cielo… Al centro dell’altare brillava l’Agnello immolato, con la Croce, come lo vide nell’Apocalisse San Giovanni sopra l’Altare d’oro del cielo.

 

«Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me», scrive Giovanni nell’Apocalisse (Ap 3,20).

Il verbo inglese “to knock” significa “bussare”. Gesù Cristo, a Knock, è venuto a bussare perché a lui si aprissero i cuori di quella gente povera e tribolata. Egli bussa – knock, knock – anche alla porta del nostro cuore e attende che lo facciamo entrare per mostrarci le meraviglie del suo Regno.

L'apparizione di Knock è un messaggio di sicurezza nel compiersi del Regno di Dio e, insieme, un invito ad unirci alla sua opera di redenzione, di santificazione del mondo, perché venga il suo Regno.

 

MATT TALBOT, IL SANTO BEVITORE

MATT (Matteo) TALBOT era uno dei 12 figli di una povera famiglia irlandese.
Matt, a soli 14 anni, scolando i fondi delle bottiglie nella fabbrica in cui lavora, si innamora della birra. Vedendo il figlio tornare ogni giorno “allegro”, papà Talbot gli cerca un lavoro al porto di Dublino, come scaricatore di traghetti. Qui, vedendosi passare tra le mani intere casse di whisky, impara subito i trucchi per far “sparire” qualche bottiglia, che si scola in solitudine; impara il parlare volgare e la bestemmia.
Papà interviene pesantemente per fargli perdere il vizio di bere, ma inutilmente. Matt stesso, in uno scatto di orgoglio, si cerca da solo un altro lavoro che gli permetta di uscire dal degrado in cui si trova. Si mette così a fare il muratore, ma prende l’abitudine di finire le sue giornate in qualche osteria, bruciando la sua paga nelle bottiglie. A 28 anni, era ormai così schiavo dell’alcol.
La svolta arriva in un sabato del 1884. La mamma lo vede rincasare presto e completamente sobrio. Matt gli dichiara di voler far voto di non bere più. Da donna di fede, ma anche molto pratica, gli raccomanda di essere prudente con i voti.
Con il vestito buono della festa Matt va a cercare un prete, che, dopo averlo confessato e ben sapendo come vanno a finire i facili entusiasmi, gli consiglia un voto temporaneo, di tre mesi appena, che sembrano interminabili già il mattino successivo, quando inizia la sua prima giornata da astemio. Cerca di resistere con tutte le sue forze anche solo dal passare davanti ad un‘osteria. La sua giornata inizia alle cinque del mattino con la messa e la comunione e, durante il giorno, fa frequenti soste nelle chiese. Pian piano la devozione eucaristica lo distacca completamente dal vizio e al termine dei tre mesi è in grado di prolungare il suo voto di sei mesi, fino ad arrivare al voto dell’intera vita.
Matt diventa un uomo nuovo. Si dedica corpo ed anima a rendere migliore l’ambiente in cui vive e lavora, seminando pace e riconciliazione e battendosi per difendere i diritti dei colleghi, al punto che i Sindacati, oggi, lo considerarono uno dei fondatori del Movimento dei Lavoratori Cristiani. Vive di Eucaristia, di Bibbia e di volontarie privazioni, a servizio del Vangelo.
Il 7 giugno 1925, mentre come di consueto si reca alla sua seconda messa festiva, un infarto lo stronca sui gradini della chiesa: non ha documenti, è miseramente vestito e solo tre giorni dopo riescono ad identificarlo. Lo seppelliscono come qualsiasi cristiano, ma già nelle settimane successive, la sua tomba diventa meta di pellegrinaggi spontanei, soprattutto di chi sta cercando di percorrere la sua stessa strada di liberazione da qualsiasi forma di vizio.
Nel 1975, la Chiesa ha riconosciuto l’eroicità delle virtù di Matt Talbot e gli ha attribuito il titolo di “venerabile”. Al suo nome sono state intitolate tante opere per la prevenzione e la disintossicazione di alcolisti e drogati.
Papa Francesco, ieri pomeriggio 25 agosto, durante la sua visita in Irlanda, si è fermato nella chiesa Nostra Signora di Lourdes di Dublino a pregare davanti alle reliquie dell’operaio irlandese, il santo bevitore, che superò la dipendenza dall’alcol.

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