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Parrocchia Mater Dei.
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Dove si spegne la luce della fede, calano le tenebre della paura.

PRATICHE MAGICHE:

gioco, debolezza, affari... contrari alla fede.

 

        Paolo, confuso e indignato, mi raccontava, qualche settimana fa', come un suo zio, uomo pratico e di buona fede cristiana, dopo la tragica morte del figlio perito in incidente stradale, si sia rivolto alle pratiche spiritiche nella speranza di poter ancora comunicare in qualche modo con il figlio. "Quella gente fa i soldi - e tanti! - sul dolore e la disperazione degli altri. E mio zio continua bel bello ad andare a Messa, a dire il Padre nostro e l'Ave Maria...".

        Non è la prima volta che mi capita di parlare di questo argomento. Ci sono persone che pensano che spiritismo, cartomanzia e pratiche magiche siano ininfluenti sulla loro vita di fede.

        La pratica della evocazione dei morti è una delle espressioni dello spiritismo. È oggi molto diffusa. La nostra società, persa la luce e la compagnia paterna di Dio nella vita, sembra ripiombare vittima dei cupi fantasmi della solitudine, della paura, della superstizione e di affaristi furbastri. In Italia, secondo l'ISPES, ci sono più di due milioni di "operatori dell'occulto".

        È illecita?

        È illecita, per un cristiano, la pratica della evocazione dei morti, delle sedute spiritiche?
Qualcuno la ritiene un gioco: per altri diventa una ossessione, una dipendenza psicologica; per molti è una perdita economica; per i cristiani è una minaccia alla propria fede.

        Io, prete formato in epoca postconciliare, quasi ho pudore a parlare di questo tema che, nei trattati di teologia costituiva poco più che un'appendice, una nota storico‑teolog­ica di un fenomeno che credevo d'altri tempi. E invece no.

        Il desiderio di conoscere e di dominare l'ignoto è radicato nel cuore dell'uomo. La magia e le pratiche spiriti­che sono attestate in tutti i paesi e in tutte le religioni.

        Sappiamo che la Chiesa cattolica, dopo prudente discernimento, con l'aiuto delle scienze, sa ricono­scere le manifestazioni dell'Aldilà (miracoli, fenomeni mistici, apparizioni, ecc.) frutto dell'iniziativa provvidente di Dio per il bene e la fede dei suoi figli. Pero', la Chiesa considera come divinamente proibite le manifestazioni provocate dall'uomo mediante il cosiddetto processo di "evocazione".  Gli spiritisti trasformano questa evocazione dei morti, di grande effetto emotivo, in strumento per "rivelazioni" o "comunicazioni" o "aiuti" dell'Aldi­là.

        Parole severe della Sacra Scrittura

        Le pratiche magiche e quella della evocazione degli spiriti non è fenomeno di oggi. I popoli in mezzo ai quali viveva Israele le conoscevano e le praticava­no diffusamente. Dio stesso intervenne per proibirle severamente e per educare il suo popolo alla fede. Molti testi biblici ne parlano: Es 22,17; Lev 19,31; 20,6 e 27; Deut 18,10‑14; 2Re 17,17 e 21; Is 8,19‑20; e soprattutto 1Sam 28,3‑25.

        La proibizione divina è chiara, ripetuta, severissima. "Non si trovi in mezzo a te ...chi esercita la divinazione o il sortilegio o l'augurio o la magia: né chi faccia incantesimi, né chi consulti gli spiriti o gli indovini, né chi interroghi i morti, perché chiunque fa queste cose è in abominio al Signore. Tu sarai irreprensibile verso il Signore tuo Dio, perché le nazioni, di cui tu vai ad occupare il paese, ascoltano gli indovini e gli incantatori, ma, quanto a te, non cosi' ti ha permesso il Signore tuo Dio" (Deut 18,10‑14).

        Questo comando divino ritorna nel Nuovo Testamento; più volte negli Atti degli Apostoli: 13,6‑12; 16,16‑18; 19,11‑20. In quest'ultimo passo si descrive l'attività e la predicazione di san Paolo ad Efeso, annotando un risultato sorprendente: "Molti di quelli che avevano abbracciato la fede venivano a confessare in pubblico le loro pratiche magiche e un numero considerevole di persone che avevano esercitato le arti magiche portavano i propri libri e li bruciavano in vista di tutti. Ne fu calcolato il valore complessivo e trovarono che era di 50.000 dramme d'argento". Dovevano essere proprio molti i libri di magia! San Paolo deve aver predicato fortemente e convincentemente contro queste pratiche per aver ottenuto questo risultato!

        Mai, a nessuno, in nessuna forma

        Lungo i secoli, la Chiesa si è sempre mantenuta fedele alla rigorosa proibizione divina circa l'evocazione dei morti. Il Sant'Uffizio dichiarò illecita, eretica e scandalosa la pratica di evocare i morti (Decreto del 4.8.1865). La Santa Penitenzieria proibì di assistere anche passivamente alle consultazioni spiritiche (1.2.1887). Nuovamente intervenne il Sant'Uffizio (24.4.1917) per rispondere che "non è lecito, con l'interven­to di un medium o senza, servendosi o non servendosi di ipnotismo, assistere a qualunque seduta spiritica, anche a quelle persone che presentano apparenza di onestà o di pietà, e interrogare le anime o gli spiriti, sia ascoltando le risposte o solo guardando anche con la riserva di non voler nulla a che fare con gli spiriti maligni".

        Ne parla infine il Concilio Vaticano II nel documento Lumen Gentium, al n.49. Forse temendo che una non esatta comprensione della "comunica­zione dei beni spirituali" con i defunti potesse dar adito ad interpretazio­ni di tipo spiritista, al testo fu aggiunta la Nota 2 "contro qualsiasi forma di evocazione degli spiriti". E la Commissione conciliare spiego' che si proibiva "la evocazione mediante la quale si pretende provoca­re, con mezzi umani, una comunicazione percettiva con gli spiriti o anime separate, al fine di ottenere messaggi o altri tipi di aiuto".  È proprio quello che, anche oggi, lo spiritismo pretende di fare. 

        Il nuovo Catechismo della Chiesa cattolica include questa pratica tra le "forme di divinazione da respingere: ricorso a Satana o ai demoni, evocazione dei morti o altre pratiche che a torto si ritiene che 'svelino' l'avvenire" (CCC 2116). Dopo aver accennato anche alla consultazione degli oroscopi, l'astrolo­gia, la chiromanzia, il ricorso ai medium, ecc., il Catechismo spiega che queste forme di divinazione "sono in contraddizione con l'onore e il rispetto, congiunto a timore amante, che dobbiamo a Dio solo" (CCC 2116). 2117 Pertanto, "Tutte le pratiche di magia e di stregoneria con le quali si pretende di sottomettere le potenze occulte per porle al proprio servizio ed ottenere un potere soprannaturale sul prossimo - fosse anche per procurargli la salute - sono gravemente contrarie alla virtù della religione. Tali pratiche sono ancor più da condannare quando si accompagnano ad una intenzione di nuocere ad altri o quando in esse si ricorre all'intervento dei demoni. Anche portare gli amuleti è biasimevole. Lo spiritismo spesso implica pratiche divinatorie o magiche. Pure da esso la Chiesa mette in guardia i fedeli. Il ricorso a pratiche mediche dette tradizionali non legittima né l'invocazione di potenze cattive, né lo sfruttamento della credulità altrui" (CCC 2117).

         Quale comunione con i defunti?

         Il Catechismo della Chiesa Cattolica, al n. 958, illustra la autentica comunione defunti possibile in Cristo: "La Chiesa di quelli che sono in cammino, riconoscendo benissimo questa comunione di tutto il corpo mistico di Gesù Cristo, fino dai primi tempi della religione cristiana ha coltivato con una grande pietà la memoria dei defunti e, poiché "santo e salutare è il pensiero di pregare per i defunti perché siano assolti dai peccati" ( 2Mac 12,45 ), ha offerto per loro anche i suoi suffragi" [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 50]. La nostra preghiera per loro può non solo aiutarli, ma anche rendere efficace la loro intercessione in nostro favore".

         Gesù ha pregato «perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato» (Gv 17,21). 

            I «defunti» sono in comunione tra loro perché sono in comunione con Dio. Noi siamo in comunione con i «defunti» quando, noi e loro, siamo in comunione con Dio. Si può allora ben capire come, qui in terra, l'atto di comunione con i defunti più "reale" e "spirituale" sia la Messa, la comunione eucaristica in Cristo.

             Papa Francesco ha detto recentemente: «C’è un legame profondo e indissolubile tra quanti sono ancora pellegrini in questo mondo – fra noi – e coloro che hanno varcato la soglia della morte per entrare nell’eternità. Tutti i battezzati quaggiù sulla terra, le anime del Purgatorio e tutti i beati che sono già in Paradiso formano una sola grande Famiglia». In questo contesto, per le anime del Purgatorio non dobbiamo mai dimenticare «la preghiera di intercessione».

           Don Orione esprimeva la sua fede nella "comunione dei santi" (quelli canonizzati e i santi defunti) ed esortava alla preghiera: “Quanto è mai bella, soave e santa la carità del Signore, quella carità che unisce i fratelli, che non finisce con lo sfasciarsi della vita presente, ma che continua e si intensifica ed ha il suo coronamento nel Signore. Quanto è bello raccoglierci e raccomandare a Dio con i suffragi e con carità, veramente di fratelli, i nostri cari morti”.

            Don Flavio Peloso

 

Vedi anche: LE NORME CIRCA L’OFFERTA PER LA CELEBRAZIONE DELLA MESSA

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