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Parrocchia Mater Dei.
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Presentazione e invito alla lettura del documento di Papa Francesco.

Amoris Laetitia (La gioia dell’amore ) è il titolo della dell’Esortazione apostolica post-sinodale sui temi della famiglia, firmata da Papa Francesco il 19 marzo ma diffusa l’8 aprile 2016. L’Esortazione è divisa in 9 capitoli con 325 numeri. Raccoglie i risultati dei due Sinodi sulla famiglia, svoltisi nel 2014 e nel 2015.

Che bella questa Chiesa che dalle solide mura dottrinali della sua casa edificata sulla Roccia esce misericordiosa e si fa prossima a tutti, senza scartare nessuno, tanto meno in nome di Dio e di quel bene che tanto ama. La Chiesa è per tutti e, con particolare tenerezza, per quelli che sono nella debolezza, nel limite e nel peccato.

Capisco che possa essere male interpretata sia dai rigidi cultori di un pelagianesimo senza misericordia e sia dai libertini che cercano complicità e consensi alle loro cattive condotte. E' il rischio dell'incarnazione e della misericordia. Ma è la via scelta dal Figlio di Dio che venne ad abitare in mezzo a noi. È la via percorsa da santi come Don Orione che volle essere "il prete di quelli che non vanno in Chiesa". È la via che Papa Francesco continuamente indica affinché la Chiesa abiti nel mondo attuale per salvarlo.

È un documento di grande passione pastorale per il bene delle Anime, di tutte le Anime, anche quelle tristi o intristite su percorsi di vita matrimoniale difficili, rotti e traditi. Occorre «accogliere la realtà così come viene» ripete Papa Francesco in discorsi ufficiali o a braccio. E la realtà come è viene avvicinata con simpatia e a volte con pena di pastore nell’Esortazione Amoris Laetitia.

Nel documento papale non c’è una teoria o una “teologia” o un “diritto” della famiglia. C’è la passione del pastore e di tutta la Chiesa che vuole dire alle famiglie reali di oggi, così come sono, che «l’annuncio cristiano che riguarda la famiglia è davvero una buona notizia» (n.1) e una chance e non un giogo insopportabile o un giudizio di condanna.

La teologia e il diritto della famiglia sono quelli di sempre, in continuità anche con gli insegnamenti di Humanae vitae di Paolo VI e la Familiaris Consortio di Giovanni Paolo II, ma non è questo il focus del documento. Papa Francesco vuole far desiderare, amare e, dunque, convertire alla bellezza, alla grandezza umana e alla felicità presenti nelle relazioni familiari, anche in quelle limitate e problematiche, additando nel Vangelo e nella Grazia di Dio la sorgente che le custodisce e le nutre.

Lo stile dell’Esortazione apostolica “Amoris Laetitia” è discreto, rispettoso, enunciativo più che apologetico e polemico. Papa Francesco ha l’atteggiamento caldo del padre spirituale: interroga e ascolta più che sentenziare; addita traguardi di bellezza più che rimproverare le miserie, che pur descrive con pena; suggerisce, convintamente e discretamente, più che imporre la verità e il bene; fa capire che gli sta a cuore chi incontra, il loro bene e la loro felicità.

 

La struttura del documento. Il 1°capitolo offre il quadro biblico, il 2° presenta la situazione socio-culturale, il 3° parla della vocazione della famiglia; nel 4° e 5° vengono esposti criteri e valori dell’amore coniugale; il 6° è dedicato alla pastorale della famiglia e il 7° all'educazione dei figli; il capitolo 8° ha per titolo "discernere, accompagnare e integrare la fragilità" e tratta il tema dei matrimoni solo civili, delle convivenze, dei divorziati risposati e di altri capitoli della debolezza umana; il capitolo 9° conclusivo è dedicato alla spiritualità coniugale e familiare.

Già il titolo Amoris Laetitia dice che Papa Francesco sottolinea l’importanza e la bellezza della famiglia basata sul matrimonio indissolubile tra uomo e donna. In esso, come era atteso, egli guarda con realismo anche alle fragilità che vivono alcune persone, come i divorziati risposati, ed incoraggia i pastori al discernimento.

 

Cap. 1. Illuminati dalla Parola di Dio.

Il Papa ricorda che “l’unità di dottrina e di prassi” è ferma e necessaria alla Chiesa, ma sottolinea anche che, in base alle culture, alle tradizioni, alle sfide dei singoli Paesi, alcuni aspetti della dottrina possono essere interpretati in diversi modi. Il primo capitolo del documento, dedicato alla Parola di Dio, ribadisce la bellezza della coppia formata da uomo e donna, “creati ad immagine e somiglianza di Dio”; richiama l’importanza del dialogo, dell’unione, della tenerezza in famiglia.

 

Cap. 2. Situazione e sfide alle famiglie.

Con il realismo già espresso nel Sinodo, tenendo “i piedi per terra”, si ricordano le sfide e difficoltà delle famiglie oggi: individualismo, cultura del provvisorio, mentalità antinatalista che – scrive Francesco – “la Chiesa rigetta con tutte le sue forze”; emergenza abitativa; pornografia; abusi sui minori, “ancora più scandalosi” quando avvengono in famiglia, a scuola e nelle istituzioni cristiane. E poi ancora accenna a migrazioni, persecuzione dei cristiani, la “decostruzione giuridica della famiglia” che mira ad “equiparare semplicisticamente al matrimonio” le unioni di fatto o tra persone dello stesso sesso.

In questo capitolo c’è tutto un catalogo delle minacce alla famiglia imposte dalla dittatura culturale imperante. Parla di “codardo degrado” della violenza sulle donne, della strumentalizzazione del corpo femminile, della pratica dell’utero in affitto, e definisce “inquietante” l’ideologia del “gender” imposta come “un pensiero unico” anche ai bambini.

Che fare? Che facciamo come cristiani?

Il Papa risponde che i cristiani “non possono rinunciare” a proporre il matrimonio “per essere alla moda” o per complesso di inferiorità. Non devono nemmeno cadere nella “denuncia retorica” e nelle “trappole di lamenti auto-difensivi”. La vera risposta e profezia è vivere e annunciare il sacramento matrimoniale secondo una pastorale “positiva, accogliente” che “indica strade di felicità” e di solidarietà con le persone fragili.

Papa Francesco invita la Chiesa a fare anche una “salutare autocritica” per non presentare il matrimonio cristiano solo come “un peso”, un ideale astratto,  fondato sui doveri e sulle questioni dottrinali e bioetiche. Va realisticamente presentato come “un cammino di crescita e di realizzazione” puntando a ben “formare le coscienze, non a pretendere di sostituirle”.

 

Cap. 3 La vocazione della famiglia e il diritto alla vita.

Il sacramento del matrimonio, uno, fedele e indissolubile, è “un dono per la santificazione e la salvezza degli sposi” e non “un giogo”, “una cosa, un rito vuoto, una convenzione sociale”.

In questo capitolo c’è l’esposizione positiva del valore umano e teologico del matrimonio. Il Papa affronta esplicitamente il tema delle “situazioni difficili e famiglie ferite” e chiede ai pastori che, per amore della verità, facciano in ogni caso un serio discernimento perché “il grado di responsabilità non è uguale in tutti i casi”. L’indicazione di fondo è quella di “esprimere con chiarezza la dottrina” e, insieme, di evitare giudizi che non tengano conto della complessità delle diverse situazioni e della sofferenza dei singoli.

Papa Francesco, poi, ribadisce molto chiaramente il “grande valore della vita umana” e “l’inalienabile diritto alla vita del nascituro”, il diritto alla morte naturale e il fermo rifiuto alla pena capitale. In questo contesto ribadisce l’obbligo morale all’obiezione di coscienza per gli operatori sanitari,

 

Cap. 4 L’amore nel matrimonio è amore di amicizia.

Il capitolo va alle sorgenti della vita matrimoniale illustrando l’amore tipico vissuto nel matrimonio. Francesco lo definisce “amore di amicizia”: esso unisce l’esclusività indissolubile del sacramento alla ricerca del bene dell’altro, alla reciprocità, alla tenerezza tipiche di una grande amicizia. Quando è così “l’amore di amicizia si chiama carità”, perché “ci apre gli occhi e ci permette di vedere, al di là di tutto, quanto vale un essere umano”.

Assai bello e liberante è quanto viene detto sull’importanza della vita sessuale tra i coniugi, “regalo meraviglioso”, “linguaggio interpersonale” che guarda “al valore sacro ed inviolabile dell’altro”. La dimensione erotica dell’amore coniugale non è né “un male permesso” e né “un peso da sopportare”, bensì “un dono di Dio che abbellisce l’incontro tra gli sposi”. Di qui deriva il rifiuto di “qualsiasi forma di sottomissione sessuale” perché “un atto coniugale imposto al coniuge…non è un vero atto d’amore”.

 

Cap. 5 L’amore diventa fecondo. Ogni figlio ha diritto a madre e padre.

Il capitolo 5° passa dalle tematiche della valla vita coniugale a quelle della vita genitoriale e, quindi, sulla generazione e dell’accoglienza della vita all’interno della famiglia. Il Papa sottolinea il valore dell’embrione “dall’istante in cui viene concepito”, perché “ogni bambino sta da sempre nel cuore di Dio”. Per questo, il figlio non va visto come “un complemento o una soluzione per un’aspirazione personale”, bensì come “un essere umano con un valore immenso”, del quale va rispettata la dignità, “la necessità ed il diritto naturale ad avere una madre ed un padre”, che insegnano “il valore della reciprocità e dell’incontro”.

Avendo presenti le coppie che non possono avere figli, il Papa ricorda loro che la maternità “si esprime in diversi modi”, ad esempio nell’adozione; le leggi devono facilitare le procedure adottive e di affido, sempre nell’interesse del bambino e devono contrastare il traffico di minori.

La vita familiare è un bene da esportare nella società che ha bisogno di “una robusta iniezione di spirito familiare”; per questo Francesco incoraggia le famiglie ad uscire da se stesse, trasformandosi in “luogo di integrazione e punto di unione tra pubblico e privato”. Ogni famiglia ha il dono e l’impegno di instaurare la cultura dell’incontro e di rendere ‘domestico’ il mondo. Molto forte è il “serio avvertimento” di non accostarsi all’Eucaristia senza lasciarsi spingere all’impegno verso i poveri ed i sofferenti, perché si riceverebbe questo sacramento “indegnamente”.

 

Cap. 6 Indicazioni circa la pastorale della famiglia.

Nel capitolo si richiama la necessità di una formazione più adeguata per i presbiteri e gli operatori della pastorale familiare; il bisogno di guidare i fidanzati nel cammino di preparazione al matrimonio, perché “imparare ad amare qualcuno non è una cosa che si improvvisa”; l’importanza di accompagnare gli sposi nei primi anni di matrimonio, affinché non si fermi la loro “danza con occhi meravigliati verso la speranza” e siano generosi nella comunicazione della vita, guardando al contempo ad una “pianificazione familiare giusta”, basata sui metodi naturali e sul consenso reciproco; la necessità di una pastorale familiare evangelizzatrice e missionaria che non si riduca ad essere una “fabbrica di corsi” per piccole élites.

Guardando al preoccupante l’aumento dei divorzi e ad altre difficoltà che minano la storia delle famiglie, il Papa osserva che ogni crisi “nasconde una buona notizia che occorre saper ascoltare affinando l’udito del cuore”. Di qui, l’incoraggiamento a perdonare e sentirsi perdonati per rafforzare l’amore familiare, e l’auspicio che la Chiesa sappia accompagnare tali situazione in modo “vicino e realistico”. Il dramma del divorzio “è un male che cresce in modo molto preoccupante”.

Quali indicazioni? Occorre prevenire tali fenomeni, tutelare i figli affinché non ne diventino “ostaggi”. Realisticamente occorre anche riconoscere che, di fronte a violenze, sfruttamento e prepotenze, la separazione è inevitabile e anche può essere “moralmente necessaria”.

Affrontando pastoralmente la situazione di separati, divorziati e divorziati risposati, l’Amoris Laetitia ribadisce che occorre discernimento ed attenzione, soprattutto verso coloro che hanno subito ingiustamente la scelta del coniuge. Soprattutto i divorziati non risposati vanno incoraggiati ad accostarsi all’Eucaristia, “cibo che sostiene”, mentre ai divorziati risposati va detto che non devono sentirsi scomunicati, anzi vanno accompagnati con “grande rispetto”: prendersi cura di loro all’interno della comunità cristiana non significa indebolire il valore e l’indissolubilità del matrimonio, ma esprimere la carità.

Papa Francesco dice una parola chiara e comprensiva circa le “situazione complesse”. Riguardo alle persone di tendenza omosessuale, premette la necessità di rispettare la loro dignità, senza marchi di “ingiusta discriminazione” e poi sottolinea che “non esiste alcun fondamento” per assimilare o stabilire analogie “neppure remote” tra le unioni omosessuali ed il matrimonio secondo il disegno di Dio. Su questo tema scottante definisce “inaccettabile” che la Chiesa subisca “pressioni” da parte della cultura e dei poteri dominanti.

Nella parte finale del capitolo, l’Esortazione di Papa Francesco, riprendendo una feconda e importante tradizione, offre indicazioni sull’accompagnamento pastorale da offrire alle famiglie colpite dalla morte di un loro caro.

 

Cap. 7 L’educazione dei figli, diritto-dovere dei genitori.

Il lungo capitolo 7° dedica ampia trattazione all’educazione dei figli che è “dovere gravissimo” e “diritto primario” dei genitori. Essa ha per obiettivo la “promozione di libertà responsabili che nei punti di incrocio sappiano scegliere con buon senso e intelligenza”. L’incontro educativo tra genitori e figli è indispensabile per fare uscire dall’“autismo tecnologico” di molti minori scollegati dal mondo reale ed esposti alle manipolazioni egoistiche esterne (n.278).

Trovano spazio anche alcuni criteri di “educazione sessuale intesa come educazione all’amore” (nn.280-286) e da impartire “nel momento appropriato e nel modo adatto”, insegnando anche quel “sano pudore” che impedisce di trasformare le persone in puro oggetto. Papa Francesco critica l’espressione “sesso sicuro” che dà un tono negativo alla “naturale finalità procreativa della sessualità” quasi che un eventuale figlio sia “un nemico dal quale proteggersi. Così si promuove l’aggressività narcisistica invece dell’accoglienza” (n.283).

Infine, parte rilevante dell’educazione è “la trasmissione della fede” (n.287), come esperienza delle ragioni e della bellezza della vita. I genitori devono proporre una catechesi semplice, proponendo, più che imporre, l'esperienza spirituale alla libertà dei figli.

 

 Cap. 8 Accompagnare, discernere e integrare le fragilità.

Strettamente collegato al capitolo 6°, è la sezione del documento post-sinodale più attesa perché dà risposte e orientamenti pastorali per le situazioni coniugali e familiari “fragili” o ferite. Papa Francesco premette subito che “non ci si deve aspettare dall’Esortazione una nuova normativa generale di tipo canonico, applicabile a tutti i casi” (n.300).

Nell'Esortazione non si parla di ammissione alla comunione di divorziati risposati, ma con molta sapienza pastorale si incoraggia il discernimento, la misericordia e l'integrazione ecclesiale per i divorziati risposati come anche per gli sposati solo civilmente, per i conviventi e per altre categorie di persone nelle quali ravvivare il "lucignolo fumigante", cioè ancora vivo, della Grazia di Dio.

Ai pastori vien detto che dovranno promuovere il matrimonio cristiano sacramentale, unione esclusiva, libera e fedele tra uomo e donna; ma dovranno anche accogliere, accompagnare ed integrare con misericordia le fragilità di molti fedeli, perché la Chiesa deve essere come “un ospedale da campo”. Infatti, “la strada della Chiesa è sempre quella di Gesù: della misericordia e dell’integrazione”, quella che non condanna eternamente nessuno, ma effonde la misericordia di Dio “a tutte le persone che la chiedono con cuore sincero”.

Circa l’integrazione dei divorziati risposati si dice che possono partecipare alla vita della comunità cristiana innanzitutto attraverso impegni sociali o riunioni di preghiera. I divorziati risposati non si sentano e don devono essere sentiti come “scomunicati” (nn.243, 246, 299). Solo attraverso “un adeguato discernimento” si potrà scoprire fino a che punto possono essere superate le attuali esclusioni liturgiche e pastorali. A tale riguardo, “non esistono semplici ricette”. Si può soltanto incoraggiare ad un discernimento responsabile dei casi particolari, perché “il grado di responsabilità non è uguale per tutti” (nn.79 e 300).

Il dibattuto tema dell’ammissione dei divorziati risposati ai sacramenti non trova una sentenza e una disciplina, quanto piuttosto dei criteri. Per esempio, viene detto che il discernimento pastorale può riconoscere che, in una situazione particolare, “non c’è colpa grave” (nota 336) e che quindi “gli effetti di una norma non necessariamente devono essere gli stessi” di altri casi. In una nota, Francesco afferma che “in certi casi” l’aiuto della Chiesa per le situazioni difficili “potrebbe essere anche l’aiuto dei Sacramenti”, perché “il confessionale non deve essere una sala di tortura” e “l’Eucaristia non è un premio per i perfetti, ma un alimento per i deboli” (nota 351).

Invita i divorziati risposati a non appellarsi solo al proprio giudizio soggettivo ma a “fare un esame di coscienza” ed avere un colloquio con un sacerdote in foro interno, ovvero in confessione, per aiutare la formazione di “un giudizio corretto” sulla situazione, in condizioni di “umiltà, riservatezza, amore alla Chiesa”, per evitare “messaggi sbagliati”.   Certamente “è meschino” considerare l’agire di una persona solo in base ad una norma o anche considerare le leggi morali come “pietre” lanciate contro la vita dei fedeli. D’altra parte, però, la Chiesa non deve rinunciare “in nessun modo” a proporre l’ideale pieno del matrimonio. Anzi: oggi è più importante una pastorale del consolidamento, piuttosto che del fallimento, matrimoniale. E qui si riapre in pieno il tema della misericordia. L’ideale evangelico non va sminuito, ma va vissuto entro “la logica della compassione verso le persone fragili”, senza condannare ed escludere nessuno. La misericordia è “architrave della Chiesa” che non è dogana, ma casa paterna in cui ciascuno ha un posto con la sua vita faticosa e i propri limiti.

 

Cap. 9 Spiritualità coniugale e familiare.

L’ultimo capitolo di Amoris Laetitia invita a vivere la preghiera e l’unione con Dio in famiglia, perché Cristo “unifica ed illumina” la vita familiare anche “nei giorni amari” e aiuta a trasformare le difficoltà e le sofferenze in “offerta d’amore”.

“colui che non si decide ad amare per sempre, è difficile che possa amare sinceramente un solo giorno. Ma questo non avrebbe significato spirituale se si trattasse solo di una legge vissuta con rassegnazione. È un’appartenenza del cuore, là dove solo Dio vede (cfr Mt 5,28)” (n.316).

Con il suo solito realismo pastorale, Francesco ricorda che “nessuna famiglia è una realtà perfetta e confezionata una volta per sempre, ma richiede un graduale sviluppo della propria capacità di amare” (n.325).

“Camminiamo, famiglie, continuiamo a camminare!” è l’invito conclusivo di Francesco che incoraggia le famiglie del mondo a non “perdere la speranza”.

Il documento si conclude con la preghiera alla Santa Famiglia.

Gesù, Maria e Giuseppe,
in voi contempliamo
lo splendore del vero amore,
a voi, fiduciosi, ci affidiamo.

Santa Famiglia di Nazaret,
rendi anche le nostre famiglie
luoghi di comunione e cenacoli di preghiera,
autentiche scuole di Vangelo
e piccole Chiese domestiche.

Santa Famiglia di Nazaret,
mai più ci siano nelle famiglie
episodi di violenza, di chiusura e di divisione;
che chiunque sia stato ferito o scandalizzato
venga prontamente confortato e guarito.

Santa Famiglia di Nazaret,
fa’ che tutti ci rendiamo consapevoli
del carattere sacro e inviolabile della famiglia,
della sua bellezza nel progetto di Dio.

Gesù, Maria e Giuseppe,
ascoltateci e accogliete la nostra supplica.
Amen.

 

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Buonanotte del 15 aprile 2024