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Parrocchia Mater Dei.
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Nella foto: La chiesetta del Buon Consiglio in via della Camilluccia 147
Autore: Don Flavio Peloso

In Via della Camilluccia 147 c'è una chiesetta del secolo XVIII dedicata alla Madonna del Buon Consiglio. Note di storia. Ora è in abbandono.

LA CAPPELLA DELLA MADONNA DEL BUON CONSIGLIO

Via della Camilluccia 147

 

Don Flavio Peloso

È un piccolo gioiello religioso nel territorio della Parrocchia “Mater Dei”, in Via della Camilluccia 147. È una chiesetta di semplice fattura dedicata alla Madonna del Buon Consiglio. Oggi è sconsacrata e ridotta a rango di portineria del centro residenziale di Via della Camilluccia 145.

Salendo da Via Edmondo De Amicis, si vede la facciata senza alcun segno religioso e sempre più deteriorata rispetto alla foto di qualche anno fa qui riprodotta.
Quando vi passo davanti e saluto il simpatico portiere, penso: Non sarebbe bello che si facesse un intervento di manutenzione - almeno esterno - della chiesetta? Ne avrebbe decoro il centro residenziale. Ne sarebbero soddisfatti i molti che di qui entrano ed escono e i moltissimi che transitano per Via della Camilluccia o salgono da Via De Amicis. Sarebbe contento il parroco perché la chiesetta resta, comunque, un muto segno religioso.
Affido alla Madonna del Buon Consiglio e alle persone di buona volontà questo auspicio.

Qualche notizia.


Via della Camilluccia era in origine una strada privata e prese il nome da Camillo Borghese, marito di Paolina Bonaparte, il quale, agli inizi dell’800, quando quest’area di Monte Mario era del tutto rurale, da un sentiero preesistente tracciò una strada in terra battuta per accedere ai suoi terreni dell’Acqua Traversa. Questa via correva sul retro di una villa del secolo XVII chiamata Villa dei Sette Cancelli, il cui ingresso principale era sulla Via Trionfale.[1] Tutto la proprietà entro il triangolo delimitato da Via della Camilluccia e da Via Trionfale, era conosciuta con il soprannome La Longarina, e apparteneva al Capitolo di San Pietro.

La Villa dei Sette Cancelli fu poi comprata dal Collegio Capranica, nel 1807, per servire da casa di ritiro e luogo di riposo per studenti e dipendenti.
È in quest’epoca che fu costruita una piccola Cappella, presso il portone di fondo della villa, e fu dedicata alla Madonna del Buon Consiglio

La Cappella è a navata unica, di pianta rettangolare, con un piccolo presbiterio e la sacrestia con accesso a destra. Sulle pareti laterali si aprono due finestre con modanature in pietra. Il tetto è a ponte acuto, a due spioventi. La facciata è fiancheggiata da due lesene doriche che sostengono una trabeazione e un frontale triangolare. Il frontale è più alto rispetto al tetto retrostante. C’è un unico ingresso con una modanatura di pietra, preceduto da tre gradini, che stanno ad indicare che la chiesetta aveva una cripta.

Quella piccola strada privata, la Camilluccia, diventò pubblica nel 1887, quando il Comune di Roma la dichiarò strada comunale e la allargò alquanto. Nel 1904, un curioso incidente, all’altezza della storica Osteria di Nino, occorso a Re Vittorio Emanuele III, fece decidere di allargarla ulteriormente per permettere il transito nei due sensi.[2] 

Il Collegio Capranica vendette la proprietà nel 1940 e la Villa divenne una casa di cura privata per malattie nervose, con il nome di Villa Elettra. Nel 1938, fu costruita la attuale Via Edmondo De Amicis, che dal Foro Italico sale a Monte Mario; fu inaugurata in occasione della famosa visita a Roma di Hitler, dal 3 al 9 maggio 1938 e denominata Via del Collegio Littorio.

Dopo la seconda guerra mondiale, il cuore religioso del territorio divenne il Centro Don Orione, dall’altra parte di Via della Camilluccia, negli ambienti della Gioventù Italiana del Littorio (G.I.L.). Durante il fascismo la vasta proprietà comprendeva gli edifici e spazi della Colonia Elioterapica, costruita tra il 1933 e il 1935, su progetto dell’architetto Enrico Del Debbio, e il Collegio del Littorio, progettato dall’ingegnere Achille Pintonello e realizzato tra il 1937 e il 1939.

La Colonia Elioterapica a Macchia Madama (così è localizzato) è un complesso architettonico progettato nel 1933, e realizzato nel 1934, in 75 giorni. Si compone di un lungo e basso fabbricato ad un piano e di alcune strutture architettoniche di maggiore consistenza alle estremità. Il corpo longitudinale, lungo circa 400 metri, si articola secondo una linea sinuosa ed era destinato a dormitorio (fino a un massimo di 800 giovani); mentre alle estremità, c’erano da un lato ‘la casina degli ufficiali’ (su Via della Camilluccia) con uffici amministrativi, infermeria, dispensa e cucina del contiguo refettorio all’aperto, e dall’altro la torre da vista, che serviva da serbatoio d’acqua, e gli spazi didattici e di servizio si affacciavano sul Foro Italico sottostante. Le due estremità erano collegate da un lungo filare di cipressi che s’allarga a formare un unico grande cortile interno allungato che si apriva su un piazzale rotondo destinato all’attività fisica all’aperto.

 

Il Collegio del Littorio a Macchia Madama di Monte Mario fu progettato come residenza per la formazione dei quadri dirigenti della G. I. L., in collegamento con l’accademia della G.I.L. del Foro Mussolini, sottostante Monte Mario, inaugurata il 5 febbraio 1928, alla presenza del Duce. Il Collegio del Littorio a Macchia Madama di Monte Mario fu costruito tra il 1937 e il 1939: l’edificio A (a sinistra entrando da Via della Camilluccia) fu completamente terminato, mentre l’edificio B (a destra) rimase incompiuto nelle rifiniture strutturali e nell’arredo interno. Restò famosa la visita di Benito Mussolini al Collegio Littorio della Camilluccia nel maggio 1940, a conclusione del corso di formazione delle dirigenti della G.I.L. femminile della scuola "Guida Alessi".

All’indomani della liberazione di Roma, avvenuta il 4 giugno 1944, gli edifici della G.I.L. di Monte Mario, divennero la sede del comando delle truppe alleate da poco insediate a Roma. Il 16 luglio 1944, mons. Luigi Traglia, telefonò dal Vicariato di Roma chiedendo all’Opera Don Orione di assumere quegli edifici e ambienti ex G.I.L. della Camilluccia per dare una risposta al problema di orfani e ragazzi di strada.[3] Il Presidente del Consiglio Ivanoe Bonomi firmò il Decreto di consegna, previo accordo tra il Ministero dell’Interno e il Vicariato di Roma. E si incominciò. Don Piccinini, protagonista di quella vicenda, ricorda: “Nuovi posti, nuovi piccoli… da 70 a 100 a 150… e altri più”. In breve svolgersi di tempo, l’edificio A divenne casa degli Orfani, l’edificio B fu destinato ai Mutilatini e la lunga manica della Colonia Elioterapica divenne Scuola di arti e mestieri.

Negli anni ’60 e ’70 avvenne la trasformazione urbanistica di questa zona di Monte Mario con la rapida costruzione di edifici residenziali con moderni appartamenti destinati soprattutto a professionisti. 

Nel 1971, la proprietà conosciuta come la Longarina fu completamente demolita – compresa Villa dei Sette Cancelli, per costruire i nuovi edifici residenziali con appartamenti. Su salvata la sola Cappella della Madonna del Buon Consiglio; venne sconsacrata, ma almeno rimase intatta la struttura esterna; fu destinata a servire prima come ufficio vendite e poi come portineria del centro residenziale retrostante. 
Ed ora è lasciata in grande degrado.

 


[1] La Villa dei Sette Cancelli (forse su disegno del Borromini) fu edificata tra la fine del XVII e il principio del XVIII, a tre piani con la facciata volta a levante mossa da due rampe di scale.

[2] Vittorio Emmanuele III amava spesso inoltrarsi sulla Camilluccia con la sua carrozza per rilassanti passeggiate. Un bel giorno il corteo reale si imbatté in un enorme carro che, stipato di fieno, era rimasto incastrato occupando l’intera carreggiata. Al Re non restò che ordinare al cocchiere il “dietro front” e tornare di nuovo in città. Di qui, per evitare altri simili inconvenienti, chiederà l’ulteriore ampliamento della strada.

[3] Erano stimati essere 20.000 i “ragazzi di strada” e orfani a Roma.

 

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