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Parrocchia Mater Dei.
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Autore: Flavio Peloso



Padre Giovanni Semeria è ricordato nei testi della storia del cattolicesimo italiano per essere stato celebre oratore ed erudito scrittore. E, forse ancor più, per i suoi problemi con l’autorità ecclesiastica al tempo del modernismo.
Uomo di cultura vivace ed attivo, egli fu promotore a Genova di varie iniziative di studio e divulgazione della storia e del pensiero cristiano. Fu protagonista aperto ed esuberante di idee e di rinnovamento sociale che facevano capo alla Democrazia Cristiana. Accusato di modernismo, iniziò per lui un periodo inquieto e travagliato che lo portò ad una grave crisi spirituale ed umana. Sempre sensibilissimo al bene, trovò in Don Orione un amico intransigente nell’ortodossia cattolica e, nel contempo, tenerissimo compagno nei propositi e progetti di bene.
Il rapporto di questi due grandi personaggi del cattolicesimo italiano del primo ‘900 è ben documentato nello studio di A. LANZA “Don Orione e Padre Semeria. Una lunga e fraterna amicizia” (PODP, 1991).

“Ha del sorprendente come queste due grandi Anime si siano comprese, stimate ed amate vicendevolmente” - scrive il Lanza in una valutazione riassuntiva del suo libro.
Forse fu più facile per Padre Semeria riconoscere in Don Orione, al di fuori di ogni polemica dottrinale o politica, l’uomo della carità. A Don Orione invece, per conservare intatta e sincera la stima del Padre, qualche volta fu necessario fare astrazione da come ne veniva allora interpretato il pensiero. Non deponevano a favore di Padre Semeria i sospetti, o, almeno, le perplessità dei tre Papi che si succedettero nella cattedra di San Pietro dopo il sorgere del modernismo; né la polemica tenace condotta contro di lui da membri del clero secolare, né la freddezza di eminenti suoi confratelli che non lo compresero.

Don Orione — che fu, sempre e in tutto, fedelissimo alle direttive pontificie — seppe invece far passare in seconda linea i giudizi negativi sul Padre affidandosi all’argomento vincente della carità: “Dio è amore e chi sta nell’amore, dimora in Dio”.
Per questo non solo lo comprese, ma ne difese apertamente la figura e l’opera. Criticato per aver firmato l’invito alla commemorazione funebre del Padre, di fronte al Vescovo che gli rimproverava l’imprudenza, non cercò scuse appellandosi all’emozione del momento o ad altro, ma rivendicò al suo atto la dignità di un dovere. Asserendo con una certa fierezza, — lui, così obbediente e ossequiente al suo Vescovo! — di esser “pronto a dare ragione” dell’invito a commemorare solennemente Padre Semeria, si palesò, nell’ambiente ecclesiastico di allora, uno dei pochi che non solo ne compresero la complessa personalità, ma lo stimarono e sinceramente l’amarono. (Lanza, o. c. pag. 159-161).
Anche lo storico Lorenzo BEDESCHI, nel suo recente "Il Modernismo italiano" (San Paolo, 1995) dedica alcuni preziosi accenni alla vicinanza fraterna dell’”amico Don Orione” (pag. 162) nei confronti di Padre Semeria, specialmente nei momenti critici in cui alle difficoltà con l’autorità ecclesiastica s’era aggiunta la depressione psichica.
Nel Natale 1915, Padre Semeria era stato ricoverato d’urgenza a Vevey, in Svizzera, per gravissima crisi di psicastenia. “Giungeva, due settimane dopo, il confratello barnabita padre Luigi Manzini che in un rapporto precisava: “Padre Semeria...ha il sonno turbato da incubi e fantasmi”. Pur in quella condizione così triste si era fatta viva l’autorità vaticana per sollecitare una risposta scritta riguardo a una serie di passaggi del suo pensiero ritenuti sospetti. A ritirare la richiesta andava fortunatamente don Orione, il prete torinese (tortonese, n.p.) a cui sette anni prima, durante la privazione della parola da parte dell’autorità ecclesiastica, egli si era aggrappato come ad una zattera perché lo tenesse con sé fra i terremotati calabresi: “ Io ho bisogno d’essere occupato — gli aveva scritto — altrimenti faccio qualche sproposito morale e fisico ”. (Bedeschi, p. 164).

Dopo questi tempi difficili, la vita di Padre Semeria ebbe una svolta fondamentale quando si dedicò sempre più ad attività caritative. Nel dopo-guerra fu fondatore dell'Opera in favore degli orfani del Mezzogiorno d'Italia. La reciproca stima e amicizia tra lui e Don Orione si consolidò nel campo comune e fecondo della carità. "Don Orione è l'uomo della carità", scrive P. Semeria. "Padre Semeria s'è salvato perché si è gettato nel campo della carità", affermò Don Orione (Lanza, p. 139).

La storia della Chiesa ci regala anche di questi squarci di umanità che molto spesso stanno sotto la storia raccontata, ma ne sono il sostegno e rivelano una trama Superiore.

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